L’Adolescenza, letture e riflessioni

Mai come in questo periodo mi capita di pensare alla fase di vita in cui si trovano gli adolescenti di oggi: la libertà e la socializzazione, dinamiche imprescindibili per il processo di separazione e individuazione a cui vanno incontro per la riuscita della loro crescita serena, sono messe a dura prova. 

E pensare a questa fase di vita è doveroso da parte di tutta l’intera società perché questi ragazzi saranno i futuri adulti di domani. Saranno loro a capo della società e sceglieranno loro come vivere in questo mondo che oggi non gli è poi così vicino. 

Per questo sono convinta che chi si prende cura della salute mentale ed affettiva debba approfondire la propria conoscenza delle situazioni psicopatologiche a rischio di questa fascia d’età, a prescindere se si lavora o meno con essa.

Gli adolescenti di oggi rappresentano la società adulta di domani.”

Nell’ultimo libro di Lancini, Cirillo, Scodeggio, Zanella, di Raffaello Cortina editore L’adolescente è messo al centro dell’approfondimento diagnostico e terapeutico insieme alla sua famiglia, la quale è chiamata a rispondere in termini di presenza e di guida in questo passaggio così importante.

Le grandi trasformazioni adolescenziali rappresentano una sorta di terremoto emotivo e relazionale che coinvolge non solo il soggetto in crescita, ma anche padri e madri che assistono spesso in modo ambivalente alla metamorfosi che fa ritrovare uno sconosciuto nella stanza del figlio.

La gioia, lo stupore e l’orgoglio, dicono gli autori, per il raggiungimento di nuove acquisizioni e lo sviluppo di nuove competenze convivono con nostalgia, angosce, preoccupazioni e delusioni. 

La riorganizzazione dell’immagine del proprio corpo che si trasforma, la necessità di rimaneggiare le relazioni e la rappresentazione del sé dell’infanzia, la spinta evolutiva a intrecciare nuove relazioni, pensare nuovi pensieri e definire il senso di sé stessi coinvolgono l’ adolescente richiedendogli una riorganizzazione degli assetti emotivi insieme all’integrazione di nuovi vissuti intensi, dolorosi e talvolta difficili da decifrare. 

Ma la dimensione del dolore connesso ai processi di crescita sembra essere una sorta di tabù, una chiave di lettura poco e male utilizzata anche dagli adulti perché più propensi a una rappresentazione dell’adolescente come fannullone è trasgressivo.

L’adolescente di oggi, cresciuto all’insegna di un mandato familiare e sociale che incita a calcare le scene sociali trionfalmente, mostrandosi sempre sicuro di sé, a proprio agio e felice in ogni situazione, fatica a maneggiare la paura,l’incertezza, il bisogno dell’altro, la delusione. Questo sé ideale non ammette mezzi traguardi, né tantomeno accoglie la dimensione della sofferenza: sperimentare vissuti negativi, che esprimono la presenza di difficoltà e limiti nel cammino della crescita, equivale quindi al fallimento del Sé.

Nella nostra cultura che spinge alla realizzazione di sé ad ogni costo, alla competizione, al raggiungimento di traguardi e successi straordinari, degni di riconoscimento e valorizzazione condivisa, la sofferenza perde la sua specificità. Non ha spazio. Non c’è possibilità di interrogarsi sulle ragioni che portano i ragazzi e le ragazze a sentirsi tristi e sprovvisti della capacità di affrontare la crescita e il futuro. 

Ma quando il dolore diventa profondo e attraversa l’anima, continuano gli autori, l’azione prende il posto del pensiero e L’adolescente cerca disperatamente una soluzione alla propria crisi e alla propria sofferenza con comportamenti che esprimono il disagio evolutivo. Sintomi che da una parte cercano di lenire la sofferenza individuale e dall’altra cercano di trovare una soluzione all’inpossibilita di crescere. 

Rifugiarsi nella rete, infliggersi tagli sulle braccia, consumare sostanze, digiunare, assumere comportamenti devianti, sono alcuni esempi delle drammatiche modalità con cui l’adolescente cerca di mettere a tacere il frastuono delle sue fatiche emotive, affettive, relazionali ed evolutive e tenta di porvi delle soluzioni a lungo termine disfunzionali, ma al momento lenitive, antidolorifiche a protezione dell’integrità psichica minacciata.

Nel testo, che rappresenta un modello di consultazione e presa in carico dell’adolescente, e che coniuga la teoria psicoanalitica e la teoria evolutiva, sono presenti diversi casi clinici con manifestazioni sintomatiche differenti ( ansia, autolesione, disturbi del comportamento alimentare, aggressività e antisocialità, uso di sostanze, insuccesso scolastico e ritiro sociale, dipendenze da sostanze e da internet , etc) e interventi psicoterapeutici che prevedono il coinvolgimento della madre e del padre del giovane paziente. 

Ho particolarmente apprezzato la riflessione sul contesto attuale dove nascono le nuove generazioni: essere umani che vengono al mondo molto pensati e amati, ancora prima che emettano il primo vagito. A differenza di qualche decennio fa, a partire dalla primissima infanzia la natura straordinaria del bambino viene oggi celebrata attraverso una serie smodata di risorse affettive e concrete, erogate allo scopo di nutrire il più possibile e non interferire con la realizzazione del suo meraviglioso sé nascente. 

Seppur mosse da buone intenzioni e da straordinarie competenze, le modalità educative odierne rischiano di trasformare l’accudimento e la crescita in una idealizzazione della relazione educativa che potrebbe animate conseguenti vissuti di impotenza e inadeguatezza nell’incontro con una realtà abitata inesorabilmente da affetti e sentimenti molto complessi. 

Infatti il dilemma della delusione è centrale nelle crescita degli adolescenti attuali e si traduce nel timore di deludere e di far soffrire la propria madre ed il proprio padre, che tanto hanno investito su di lui in termini di affettività e di amore e puntato sulla propria realizzazione personale attraverso il figlio. 

La fragilità narcisistica, affermano gli autori, risulta quindi la base su cui si costruisce il funzionamento degli adolescenti contemporanei, alla ricerca spasmodica di esperienze valorizzanti e sguardi di riconoscimento da incantate di fronte al proprio talento e alla propria straordinarietà. Parliamo un estremo bisogno di nutrire un’autostima che vacilla tra l’ambizione e la sensazione di impotenza e inutilità che emerge quando il riscontro della realtà non rispetta le attese. 

Quanto ci si può vergognare per questo? quanto ci si può sentire inadeguati?”

Le esperienze di fallimento o, più semplicemente, la non corrispondenza tra le proprie aspettative e la realtà generano quote molto intense di dolore in tutti i membri della famiglia. 

La paura di deludere e di portare sofferenza a chi ha saputo amare a dismisura e dare altrettanto è sicuramente molto presente nella mente dei ragazzi, tanto da suggerire loro, sempre più spesso, la necessità di nascondere il

Dolore legato al fallimento, travestendolo con agiti apparentemente trasgressivi o con la demotivazione e il ritiro, al fine di proteggersi da un dolore intollerabile ma proteggere anche tutti gli adulti da questo stesso dolore.

Un dolore di cui dobbiamo prenderci cura oggi per stare bene domani”.

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