
Oggi è la Giornata Internazionale della Salute Mentale Materna.
La maternità sognata, cercata e desiderata da tante donne.
Ma per quanto questo evento possa essere pensato e atteso come uno dei momenti più belli della vita, le aspettative e i miti che girano intorno a questi pensieri e desideri non sempre rispecchiano poi la realtà.
Gli studi a riguardo dimostrano che 2 donne su 10 soffrono di un problema di salute mentale durante la gravidanza e nel primo anno dopo il parto.
Inoltre, il 75% di queste non riceve cure adeguate in questa fase così delicata.
La gravidanza, e in seguito il post parto, implicano cambiamenti fisici, emotivi, relazionali e comportamentali che si manifestano appunto nel corpo e nel cervello delle mamme e, se non prontamente riconosciuti e accolti, possono diventare un vero e proprio disagio per molte di loro.
La cosa davvero difficile è riconoscere e accettare questi segnali non solo da parte delle mamme, ma anche da chi vive intorno ad esse.
Questo perché veniamo da una cultura che fa ancora difficoltà ad accettare che la maternità può avere dei risvolti dolorosi e non sempre sereni. Inoltre, difficilmente si pensa alla mamma come ad una donna che potrebbe aver bisogno di aiuto emotivo e affettivo: è come se la donna, dopo il parto, smetta di essere donna per diventare “quest’essere speciale con super poteri” che dona e offre amore incondizionato, questa creatura mitologica definita “madre”.
Una madre ama senza riserve, una madre si sacrifica, una madre sa cosa bisogna fare, e se non lo sa c’è comunque chi lo sa meglio di lei, una madre non mette se stessa al primo posto, una madre non può lamentarsi di nulla, è madre, ha figli e questi sono il dono più prezioso, la madre si prende cura, la madre accoglie, consola, nutre e protegge.
No.
Una madre prima di essere madre, è una persona che prova emozioni riguardo se stessa e ha bisogno di attenzioni e di amore, come qualsiasi essere umano, uomo o donna che sia.
Come ci si può prendere cura di qualcuno, crescere amorevolmente un nuovo essere umano, contattare i suoi bisogni e soddisfarli se allo stesso tempo non ci si sente visti, accolti e accuditi? Come può una madre, che vuole amare il/la su* bambin* vivere in armonia con questa nuova condizione se non riceve comprensione e accettazione come persona vista in tutta la sua complessità di essere umano?
In foto la scena di un film che affronta il tema della Depressione Post Parto, in un modo autentico e diretto, senza drammatizzazioni e con sguardo realistico ad una condizione di cui se ne parla davvero troppo poco.
“Ninna Nanna”, di Dario Germani ed Enzo Russo, racconta la storia di Anita (Francesca Inaudi), sposata con Salvo (Fabrizio Ferracane) in attesa della loro primogenita Gioia. Quando la bambina viene al mondo qualcosa cambia in Anita: inspiegabilmente non riconosce nella sua bambina quell’amore che le aveva riservato quando era incinta. Tutto cambia: Anita non si sente vista come donna, ma solo come madre, non è più l’amante di suo marito, ma solo la moglie, e questo la trascina in un abisso di dolore e incomprensione dove l’attende il rancore e la sofferenza verso quel senso materno che le è stato negato e che la costringe inevitabilmente a fare i conti con il suo essere figlia, e rimettere quindi in discussione il rapporto con la propria madre.
La pellicola affronta il tema della Depressione Post Parto in modo molto coraggioso e realistico. Anita è circondata da persone ( il marito, la nonna del marito, la sua amica,…) che non riescono a comprendere la natura del suo dolore: il sentirsi inadeguata, l’incapacità di amare la figlia non sono accettabili, non possono rientrare nella categoria di una malattia, ma diventano per gli altri solo emozioni passeggere. La Depressione Post Parto rappresenta, quindi, qualcosa di poco riconoscibile, comprensibile e accettabile: come se fosse un qualcosa “contronatura”, perché è, invece, nella natura delle donne, di tutte le donne, voler essere madre e saperlo fare.
Un film intenso che dona voce a tutte quelle donne che sentono di non aver voce come donne, madri, figlie, sorelle.
Per le madri, quelle che non si sentono poi così felici come si aspettavano di essere prima di diventarlo, o come la società chiede loro di essere, ci sono alcune cose che possono essere di aiuto:
- Comunicare quello che si sta vivendo: se riuscite a contattare le vostre emozioni parlatene e se necessario chiedete aiuto.
- Maternità non fa rima con felicità e perfezione: siete delle buone madri anche se spesso vi sentite infelici e inadeguate.
- Ansia e cambiamenti repentini di umore sono naturali, non solo subito dopo il parto, anche più avanti, ma questo non vuol dire che bisogna sottovalutarli.