“Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi. Chiamatela trasformazione. Metamorfosi. Slealtà. Tradimento. Io la chiamo un’educazione”.
Un altro esempio di come la scrittura possa diventare rinascita e permettere di ri-raccontare se stessi e la propria realtà, interna ed esterna.
Identità e appartenenza sono i temi che hanno catturato la mia attenzione
L’educazione di Tara Westover è la vera storia dell’autrice, nata e cresciuta in un sistema familiare che nutre paura e odio verso i “diversi”. Tara e la sua famiglia sono mormoni anarchici survivalisti: la protagonista e i suoi fratelli non sono mai andati a scuola, non sono mai stati visitati da medici e non sono neanche iscritti all’anagrafe. Tara scrive il racconto doloroso di legami familiari che la vedono costantemente soggetta ad una tragica mistificazione della realtà, alla superstizione, alla violenza e ai soprusi, fisici e psicologici. Quello su cui si sofferma l’autrice nel corso del libro ,e ciò che lei stessa chiama educazione, è un processo intimo che potremmo paragonare a quello che in psicologia chiamiamo “svincolo”: quella fase di passaggio dalla famiglia al mondo esterno. Svincolarsi dalla famiglia di origine per una vita propria comporta il completamento del processo di individuazione, che vede il suo culmine durante la fase adolescenziale, con il progressivo spostamento degli investimenti affettivi dalla famiglia verso l’esterno e la crescente differenziazione del giovane da questa con la costruzione di un proprio progetto di vita. E’ un processo che vede impegnati, sul fronte emotivo e affettivo, sia i figli che i genitori: se le dinamiche all’interno della famiglia e la sua riorganizzazione nel tempo si organizzano in base alla progressiva crescita dei figli e ai loro crescenti bisogni di autonomia, il processo di separazione-individuazione può completarsi con successo fino a culminare nello svincolo.
Processo arduo e lungo nel tempo, che dovrebbe farsi dentro la famiglia, e non fuori o contro di lei
(Bowen)
Ma nella famiglia di Tara questo processo è a volte impossibile, pieno di ambivalenza e di sofferenza poiché immersa in dinamiche familiari disfunzionali, dove si è più concentrati su quello che si perde piuttosto su quello che si ha, dove i sintomi di ogni figlio servono a mantenere in equilibrio un sistema “malato”, una sorta di eredità familiare che può comportare, a volte, l’impossibilità di compiere questo passo. Per la protagonista, vissuta nell’ignoranza e con un padre ed un fratello violenti, compiere questo passo, richiederà grandi sforzi e una ricca dose di resilienza. Tara si riappropria della sua libertà grazie ad uno strumento importante che noi tutti abbiamo a disposizione: la cultura, intesa però non solo come conoscenza e studio, ma come attenzione e presa in carico della propria crescita.
È stata una lettura non poco impegnativa per i temi trattati ma piena di spunti di riflessioni, professionali e personali.
Mi é piaciuto molto leggere il tuo post.
Ho appena terminato il libro di Tara e non é proprio stato facile. Allo stesso tempo questa grande forza d’animo dell’autrice é un grande stimolo.
La prova provata della forza della cultura.
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Grazie per il tuo commento. Hai ragione, in alcune parti è davvero “un pugno nello stomaco”, ma la lettura continua grazie al coraggio di Tara, e non si può non tifare per lei! Grazie di essere passata e aver lasciato il tuo prezioso pensiero a riguardo.
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Verissimo. Smettere di leggere sarebbe come tradirla un’ennes Volta e non é giusto!
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