Chi sceglie di fare lo Psicologo ha il dovere etico di continuare a formarsi anche dopo essersi abilitato alla professione o, come nel mio caso, aver conseguito la specializzazione in Psicoterapia. Seguire i corsi di formazione, aggiornarsi, interessarsi, leggere e studiare fa parte di questo meraviglioso lavoro ed è così che ho conosciuto l’autrice di questo articolo, la dott.ssa Cinzia Correale, Psicologa, quando ho seguito il suo Corso di formazione annuale in Psicologia e Fisiologia Perinatale. Nutro molta stima nei confronti della collega Correale: Cinzia è una professionista scrupolosa e molto generosa, dato che ha voluto dare il suo contributo nella sezione del Blog “Dalla pancia alle braccia”. Chi meglio di lei poteva affrontare un tema così attuale come quello dell’importanza relazionale della figura paterna?
Perché i corsi di accompagnamento alla nascita hanno bisogno della presenza dei futuri papà? Care mamme, cari papà e cari professionisti del settore, questo articolo è per voi, per i vostri futuri figli e per il nostro lavoro.
“Mamma perché sei sempre così arrabbiata?” – chiede Ludovica mentre rientra a casa.
È un pomeriggio di luglio quando, mentre sono seduta in giardino, sento la mia vicina (di soli 4 anni) pronunciare questa frase. È indirizzata alla madre, che effettivamente si rivolge spesso a lei alzando la voce. Anzi, gridando. Anzi, gridando spesso, forse spessissimo.
Flavia è mamma di Ludovica e di Gabriele, padrona di Luna e Pepe, ha un lavoro lontano da casa, e un marito sempre al lavoro. Ha l’aria stanca, anche se i suoi occhi chiari sembrano esser stati più vispi di così in passato. Si trova spesso a gestire da sola la casa: pulizie, spesa, bambini, cani, cena, lavatrici, vicini ingombranti (quelli dall’altra parte, ovviamente non io). Il marito rientra la sera tardi, tempo di cenare, una doccia e tutti a ninne. Flavia trascorre così le sue giornate, e sembra andare avanti con quel moto di inerzia che contraddistingue chi sa che lo deve fare ma non sa cosa sta facendo. Perde spesso la pazienza, poi scappa un urlo, poi due, poi il tono della sua voce si fa più alto e poi infine l’intero comprensorio viene informato che Ludovica non ha messo a posto i suoi giocattoli. Flavia vive discretamente lontano dalla sua famiglia, quei 20 minuti al giorno di macchina che la fanno stare spesso sola in casa.
Rifletto e penso quanto potrebbe, un marito presente, essere di aiuto per Flavia. Perché spesso, complice la società che ci vuole donne forti e indipendenti, si tende a sottovalutare l’importanza del partner. E in questo caso, l’importanza del padre. Perché il padre è importante.
E perché è vero che il padre è così importante? Mi rendo conto che questa domanda necessita uno spazio di risposta più grande di quello che mi sono prefissata in questo articolo, e una trattazione scientifica forse un po’ fuori da questo contesto. Quindi facciamo un patto: io evito citazioni e termini difficili, e voi date fiducia a quello che scrivo. Il padre è importante. Credetemi sin da qui. Il padre è importante, anche se in passato, per la società, non lo è stato tanto. Il padre è importante per lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini, ma non solo. Il padre è soprattutto importante per la madre. Una madre che non deve sentirsi obbligata a rientrare nei canoni proposti da Facebook e Instagram, quei canoni che ti vogliono super donna: bella, capace, che basta sognarlo e tutto lo puoi. Magari. E invece la donna quella della porta accanto, quella stanca con il mollettone in testa e due figli, due cani e una casa ha bisogno di sentirsi libera di esprimere le proprie paure, debolezze, stanchezze e di chiedere aiuto lì dove il carico ecceda le proprie forze. Una madre deve avere il supporto emotivo che serve quando si diventa madre (non importa se è la prima, la seconda o la terza volta, ogni volta si diventa madre) affinché quella paura e quella stanchezza possano trovare una dimensione fuori da lei, un accoglimento empatico, un sostegno amorevole. Chi meglio di un padre può dare tutto ciò alla madre? Rispondo io: nessuno. Chiarisco. Nessuno che abbia le giuste carte in regola per farlo. Perché il ruolo del padre non può essere delegato alla nonna, o al nonno, o alle zie, chissà forse anche ai vicini. Che sono bravi, ma non sono il padre. Possono essere un sostituto, un valido sostituto, ma non saranno mai il padre. Il padre oggi ha un compito importante: funzionare da fattore protettivo per la madre. E che vuol dire? Vuol dire che la deve aiutare, le deve stare vicino, deve fare squadra. Deve essere l’esempio d’amore. Quel esempio che, sin dai primi passi in cui si è padre, quando si scopre di essere in attesa di una nuova vita, la deve prendere per mano questa mamma e la deve accompagnare (e non intendo solo fisicamente) in questo percorso di scoperta e nascita. Nascita di persone nuove, ruoli nuovi, momenti nuovi. Che vanno vissuti insieme, in una cornice dove la mamma è biologicamente indispensabile al nuovo arrivato (vedi allattamento, contatto fisico) ma il papà è indispensabile alla mamma. Ecco, l’ho detto. Papà, voi siete indispensabili per le mamme, anche se ogni tanto qualcuno può avere il vizio di provare a convincervi del contrario. Quindi, siate presenti. Durante l’ecografia, il corso di accompagnamento alla nascita, l’allattamento, le pappe, lo sconforto, l’incertezza, il primo sorriso, le molte gioie. Siate presenti perché è un mondo che vi appartiene, del quale fate parte. Siete voi gli eroi della vostra famiglia, i deputati alla protezione della vostra casa e dei suoi membri. E nessuno può sostituirvi. Siete importanti perché siete unici.
A cura della Dott. ssa Cinzia Correale, Psicologa a indirizzo clinico e socio Fondatore dell’Associazione “MinD”, è Assistente di cattedra in Psicodinamica delle Relazioni Familiari e Psicopatologia dello Sviluppo presso la Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA). Docente del Corso di formazione annuale in Psicologia e Fisiologia Perinatale.
Dopo questo speciale contributo, per il quale ringrazio vivamente la dott.ssa Correale, vorrei concludere questa pubblicazione con la citazione di un papà speciale, Atticus Finch, il papà combattivo e coraggioso de “Il buio oltre la siepe” scritto da Harper Lee e interpretato al cinema da Gregory Peck, sotto l’immagine che è già rappresentativa di per sé.
“Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede”.
Atticus Finch, Capitolo 11
* Per chi volesse approfondire l’argomento la dott.ssa Correale suggerisce:
– “Il padre contemporaneo”, Corridori M, Fanos T, Fanos V, Hygeia Press, 2014.
– Baldoni et al., Paternal sensitivity, attachment forerunners and their influence on the psycho-motor development of the newborn,Infant Mental Health Journal, 2018.
– Baldoni & Giannotti, “I disturbi affettivi perinatali paterni: valutazione, prevenzione e trattamento”, 2017. Doi: https://www.researchgate.net/publication/321361968_I_disturbi_affettivi_perinatali_paterni_valutazione_prevenzione_e_trattamento
– Agostini & Baldoni, Understanding perinatal psychopathology in fathers: What about anxiety and illness behavior?,Infant Mental Health Journal, 2016.
– Baldoni & Landi, “La funzione del padre nel periodo perinatale. Attaccamento, adattamento e psicopatologia”, Quaderno di Psicoterapia del Bambino e dell’Adolescente, 2015, vol. 41, pp. 73-96.
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