“È forse dallo scrivere che sei rinata, da quello scendere a ogni libro dentro ciò che non conoscevo in anticipo, come qui, ora, dove ho l’impressione di scostare dei veli che si moltiplicano senza sosta lungo un corridoio infinito?”
Il lutto familiare è un evento critico capace di compromettere la stabilità di relazioni consolidate nel tempo perché modifica profondamente la struttura della famiglia.
L’altra figlia è un libro travolgente, è la testimonianza di una scrittura terapeutica, scrivere permette all’autrice di raccontarsi un evento luttuoso che ha colpito la sua famiglia ancor prima della sua nascita ma che è stato “un compagno fedele” per tutta la sua vita, un non detto doloroso, temuto, crudele.
“La tua esistenza passa solo attraverso l’impronta che hai lasciato sulla mia. Scriverti non è altro che fare il giro della tua assenza, l’eredità della tua assenza”.
Queste parole rievocano il potere della scrittura, quella che apre le ferite ma che è anche capace di sanarle per permetterci di fare pace con il passato. È una storia dentro una storia.
“ Noi pensiamo per storie perché siamo costituiti da storie, immersi in storie, fatti di storie”
(Bateson, 1987).