Prendiamoci qualche minuto per ascoltare le parole del personaggio di Ryan nel monologo del film “Tra le nuvole” del 2009 diretto da Jason Reitman e co-sceneggiato dallo stesso Reitman con Sheldon Turner basato sull’omonimo romanzo di Walter Kirn.
Credo che quella dello zaino sia una metafora pungente e brillante per spiegare quanto nella vita noi tutti spesso ci appesantiamo di cose materiali, di preoccupazioni, di paure, di relazioni ingombranti, di cose che spesso non ci appartengono neanche.
“Questo è quello che noi facciamo quotidianamente, ci appesantiamo a tal punto di non riuscire a muoverci e state pur certi…il movimento è vita”
Cosa potremmo togliere dal nostro zaino per riuscire a camminare con le nostre gambe??? Quali sono le cose che più appesantiscono la nostra vita e che ci fanno rimanere spesso immobili con quella sensazione di staticità, quasi imprigionati in noi stessi?
Spesso sono proprio le relazioni, i rapporti con i nostri cari, con gli amici, con i colleghi che ci intrappolano in situazioni che non riusciamo più a gestire. Perché avviene questo? Perché, non di rado, tendiamo a caricarci delle trattative, dei segreti, dei problemi degli altri proprio come fossero i nostri, perché spesso i problemi degli altri diventano anche i nostri…
“Non dovete accollarvi tutto quel peso, perché non appoggiate lo zaino a terra???”